Il Natale in famiglia è una tradizione irrinunciabile per noi di WOM. Sacrifichiamo il quarto d’ora di palestra accumulato durante gli ultimi sei mesi, per dedicarci ai piaceri della tavola, circondati dall’amore di amici e parenti. Tra la Vigilia e Santo Stefano assumiamo la forma di una poltrona.
La strada per diventare un divano a tre posti è breve, quindi facciamo in modo di organizzare il Capodanno lontani dalla cucina di mamma (nonostante un profondo rammarico). Quest’anno festeggeremo l’arrivo del nuovo anno in Spagna, alla Puerta del Sol di Madrid.
Il volo Iberia da Malpensa parte intorno alle 15 del 31. Arriviamo in aeroporto con largo anticipo e imbarchiamo i bagagli. Dal check-in al gate tre giorni di cammino a passo svelto. In aereo i nostri posti sono in quindicesima fila. Gius è seduto accanto al finestrino; prima del decollo, una hostess gli si avvicina interrogandolo riguardo il suo livello di spagnolo e/o inglese.
Il posto di Gius è uno dei quattro destinati alle uscite di emergenza: in caso di pericolo, al segnale “Evacuacìon! Evacuacìon! Evacuacìon!”, deve incaricarsi di estrarre una porta dell’aeromobile e scaraventarla all’esterno. Fra si guarda intorno per capire se facciamo ancora in tempo a scendere…
Fortunatamente atterriamo a Madrid-Barajas incolumi; Gius merita comunque una medaglia al valore. Il Terminal 4 è stupefacente, forse una delle strutture aeroportuali più belle che abbiamo mai visto. Ritiriamo i bagagli e andiamo verso la metro. Ai distributori automatici una gran confusione, la nostra presenza di certo non migliora la situazione.
Da novembre, il trasporto pubblico urbano ha abolito i biglietti cartacei. Ora è necessario acquistare una tessera multi viaggiatore, sulla quale caricare le corse. Riusciamo a farci rilasciare la tarjeta dalla macchinetta solo dopo averne esplorato tutti i meandri del sistema operativo. Questa operazione ci richiede circa quaranta minuti, suscitando la simpatia di tutti i passeggeri in coda. La guida Lonely Planet che ci siamo portati appresso, in ogni caso, ne sapeva meno di noi.
Il collegamento col centro città è fantastico, con solo due cambi di metro siamo sulla Gran Via, sotto al nostro Hotel (nostro, si fa per dire). L’accettazione è al primo piano, la camera al quarto, con una vista da paura sulla principale arteria madrilena. Mancano poche ore alla mezzanotte. Oltre alla pace nel mondo, ed un ventre piatto seguendo una dieta a base di profiteroles, vorremmo andare e cenare prima di raggiungere la Puerta del Sol, dove si svolge il tradizionale capodanno madrileno.
Gli accessi alla piazza sono barricati dalla polizia. Nell’unico varco consentito, la coda per i controlli inizia al confine col Portogallo. Siamo costretti a rinunciare al cenone: dramma. Dopo un’ora di attesa, mentre Gius mantiene la posizione in fila, Fra acquista mezzo tubo di Pringles, un Twix, un pacchetto di Oreo e una bottiglietta d’acqua in una bottega lungo il percorso. Torna esordendo con “prima il salato”. Probabilmente ci revocheranno la cittadinanza italiana.
Alle 11:15, dopo essere stati perquisiti in lungo e in largo siamo finalmente in Puerta del Sol. Dalle balconate delle quinte sceniche della Piazza si affacciano personaggi a noi sconosciuti che mandano la folla in visibilio. Una sembra Loredana Lecciso ai tempi d’oro, un’altra Antonella Clerici. Poco prima della mezzanotte gli spagnoli sfoderano dei blister contenenti 12 chicchi d’uva, come vuole la tradizione. La Lonely Planet sull’argomento era più informata, quindi l’uva ce la siamo portata anche noi.
L’orologio del Palazzo delle Poste scandisce i primi 12 secondi del 2018. Un acino per ogni rintocco. Ne avevamo portati 30 in caso di dispersioni. Alcuni nel giubbotto di Gius si sono trasformati in vino bianco novello, quindi abbiamo fatto bene ad essere previdenti.
Dopo la mezzanotte siamo un po’ disorientati. Una ragazza spagnola ci invita ad unirci al suo gruppo di sconosciuti per andare a festeggiare. Sono così carini che decidiamo di seguirli, prima di perderci definitivamente in un bagno di folla: un’amicizia breve ma intensa.
Vaghiamo un po’ per la città, fino a non sentire più le dita dei piedi, un po’ per il freddo, un po’ per la fame; finalmente torniamo in albergo e buonanotte a tutti.
Il giorno seguente ci alziamo tardi, ma sempre prima rispetto al resto della città. Andiamo a fare colazione in un bar vicino all’albergo. Non c’è nessuno in giro. La cameriera fa parte di una famiglia di panda (o ci ha dato parecchio dentro la notte prima).
Con la pancia piena prendiamo la metro, per raggiungere la parte sud-ovest della città. Siamo diretti al Parco Madrid Rio, inaugurato nel 2011, in un’area precedentemente attraversata dall’autostrada e oggi completamente riqualificata. Questo spazio verde si estende per circa dieci km lungo le due sponde del fiume Manzanares e ospita attrezzature per innumerevoli attività.
Diversi ponti attraversano il fiume e collegano le due porzioni del parco, alcuni sono più antichi come il Ponte di Segovia o di Toledo, altri contemporanei, come il ponte ciclo-pedonale di Arganzuela dell’architetto francese Dominique Perrault.
La giornata è splendida e percorriamo buona parte del sito a piedi prima di incappare in un chiosco che prepara panini: pausa pranzo obbligatoria. Ordiamo un bocadillo con tortilla e un altro con jamon iberico che rendono tutte le attrazioni del parco ancora più belle.
Non appena cala il sole sembra di essere sul Monte Bianco. Un vento freddo e cattivo ci spinge a riprendere la metro per tornare in centro città. In Plaza Mayor le temperature non sono più clementi, ma c’è una bella atmosfera. Il mercato di San Miguel è semplicemente magico e ci perdiamo in mezzo alle sue meraviglie.
Qualcuno ci passa accanto con una tazza di cioccolato fumante e dei churros fritti come se il colesterolo non esistesse (per chi non lo sapesse, si tratta di un dolce tipico spagnolo). Attiviamo le nostre abilità da cane da tartufo e scoviamo una churreria/chocolateria poco distante. All’interno è pieno come un uovo, ma non ci perdiamo d’animo. Una famiglia italiana, mossa da profondo spirito patriottico ci cede il tavolo.
Immergiamo i biscotti nella tazza di cioccolato bollente: semplicemente commovente.
Il nostro racconto continua…
Al prossimo lunedì,
i vostri WOM!
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[…] Se non avete ancora dimenticato di essere a Milano mentre gli amici si godono il mare, potete sempre fare un giro ai giardini della Triennale ed ordinare un mojito al chiosco. Il prato è disseminato di opere d’arte; impossibile non notare la Fontana dei Bagni Misteriosi di Giorgio De Chirico, del 1973. Abbiamo avuto l’occasione di avvicinarci alle sue opere anche durante il nostro viaggio a Madrid, che trovate qui. […]
[…] Quasi dimenticavamo! Per tutte le informazioni più specifiche riguardo aeroporto, mezzi di trasporto, ecc., potete consultare il nostro precedente post! […]